IL RESPIRO DELLA VITA

“IL RESPIRO DELLA VITA”


Mostra personale
dell’Artista
PAOLO MANZARI
Opere su carta


Chiesa Rupestre Sant’Antonio Abate
Sasso Barisano
Matera
17/25 Aprile 2022


La mostra sarà visitabile tutti i giorni
10:00-12:30 15:30-18:30

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L’arte come destino

Testo critico della Prof.ssa Lea Di Salvo

Lo straordinario slancio vitale che pervade le opere di Paolo Manzari, specchio di una visione straordinariamente mitica del mondo in cui tutto comunica e si associa e la sola legge è l’armonia universale, è la luminosa conferma che l’arte può ancora penetrare le supreme verità dell’essere e le infinite armonie dell’universo.

Nei suoi quadri l’immagine si sviluppa in un gioco complesso di associazioni che un filo invisibile sembra collegare cripticamente tra loro, completandone il senso e il messaggio logico. A tratti, si ha quasi la sensazione che lo stesso Artista assista al proprio processo creativo da spettatore: non dipinge l’oggetto pensato, ma lo pensa dipingendolo. La sua potente originalità si esprime pertanto attraverso forme che si presentano cariche di tensione, quasi a testimoniare che in lui, razionale e irrazionale, non sono due sfere distinte i cui pesi si bilanciano, ma due forze in perenne contrasto e di difficile risoluzione. Questo spiega la pregnante presenza cromatica del rosso, colore da sempre simbolo di forza istintiva, di impulsività e di emozioni inconsce, di vita e di rinascita e del blu, il colore dell’intelletto, dell’infinito e dell’equilibrio delle emozioni. Nell’immagine raffigurata nella xilografia “Il blu dietro il rosso” entrambi i colori, oltre a coesistere, sono il segno attraverso il quale l’Autore lascia trapelare di voler attribuire alla razionalità il potere di orientare e guidare ogni atto umano, sottraendolo in tal modo alla cieca forza dell’istinto primordiale. Che il rosso risultasse ricorrentemente presente nel suo universo cromatico, accendendolo di intensi riflessi, era del resto prevedibile, dato che ad essere raffigurato e declinato nelle sue molteplici manifestazioni, in un suo intero ciclo di opere, è proprio il sentimento amoroso collegato al rosso, colore per eccellenza della passione, ovvero di quella pulsione vitale che obnubila e stordisce la mente. Nel pastello acquerellato “Nella natura”, tra infuocate pennellate di rosso, i corpi di due amanti, attraverso l’abbraccio, sembrano saldati inun’inestricabile simbiosi di carne e di spirito. Eppure c’è qualcosa di più grande ancora che sembra trascenderli, una forza panteistica che li rende partecipi della natura delle acque e delle piante perché, proprio con quell’abbraccio, essi sono entrati a far parte della misteriosa e inimitabile vita del creato.

In “Momenti d’amore”, gli occhi di due innamorati hanno il colore azzurro dei cieli e delle dimore divine, colore che si esprime attraverso il contrappunto magico dei loro sguardi alla ricerca forse, questi ultimi, di un amore eterno.

Anche la letteratura, nel duttile mondo dell’Artista, può diventare fonte personale di ispirazione: ce lo dimostra la tela in cui i due personaggi danteschi, Paolo e Francesca, attraverso aeree spirali e vortici di colore che avvolgono i loro corpi, esibiti nella loro indifesa nudità, sembrano scivolare ineluttabilmente verso quel fatale destino di amore e di morte, di eros e thanatos che li ha resi immortali.

Se per l’Autore l’amore può essere a volte metafora di rovina, talaltra può diventare anche motivo di delirante dolore e umiliazione quando, come ne “Il bacio traditore”, si scopre con i propri occhi il tradimento subito. Anche in quest’opera è possibile pertanto notare una preponderante presenza del rosso, colore che in questo caso sembra volere simboleggiare ad un tempo la passione che travolge chi tradisce e le ferite che lacerano il cuore di chi invece è tradito. Il tema del tradimento ritorna anche ne “Il bacio di Giuda” in cui, nella stessa figura, l’Artista non dà soltanto tre aspetti del personaggio, ma raffigura altresì verità diverse tra loro, di cui nessuna è più vera dell’altra, a testimonianza del fatto che la contraddizione è da sempre intrinsecamente connaturata nell’animo umano.

Nella sua poliedrica attività creativa, Manzari spazia dunque dagli acquerelli all’acrilico, dall’informale al figurativo fino alla scultura; ad intervalli ciclici nelle sue opere, inoltre, entra l’eterna magia del mito, con i suoi valori e i suoi simboli universali, archetipicamente legati all’inconscio collettivo. Se una prima tela, realizzata con colori pastello che, nei toni dell’azzurro sembrano evocare gli infiniti spazi dell’aria, si ispira al mito di Dedalo e Icaro e al “Folle volo” con cui quest’ultimo intendeva appagare la sua sete di conoscenza, l’altra opera, un inchiostro dagli esplosivi effetti cromatici, ripropone invece il mito riattualizzato di Prometeo, primo e unico tra gli dei olimpici a sacrificare se stesso per aver portato agli uomini la luce del fuoco, salvandoli dalle tenebre dell’inciviltà. Da entrambe queste tele deduciamo quindi che il piacere di conoscere, come pure quello di dare conoscenza, sia stato un obiettivo oltremodo rilevante nella vita di Manzari e questo, del resto è anche dimostrato dalla lunga attività didattica da lui svolta, attività che di certo, meglio di qualsiasi altra, lo ha aiutato a realizzare tale aspirazione.

Il suo innato amore per la libertà, programmaticamente annunciato nella lontana scultura “Prigioniero” in cui due mani, sicuramente le sue, cercano di spezzare una corda che nella sua struttura sembra evocare l’ostile immagine di una catena, esplode anche attraverso le forme antropomorfe della scultura “Cavallo ribelle”, metafora d’una natura, la sua, altrettanto ribelle, proprio in virtù della quale, tuttavia, egli è riuscito a superare ogni limite imposto alla sua creatività ed a raggiungere quella varietà di forme che sembra realizzare l’accordo con la varietà infinita delle forme naturali.

Il “Sacrificio per l’umanità” accanto alla cui raffigurazione del viso di Gesù in croce si vede l’immagine di quello pensoso e dolente di Dio, può essere in un certo senso considerato il messaggio criptico con cui l’autore ci mette a conoscenza del suo incontro col divino che è un tutt’uno, anche, con un più consapevole anelito di rigenerazione interiore. Immutato rimane comunque nel tempo il suo amore per la vita che, con empito prorompe né le “Danzatrici”. In questo inchiostro gli elementi raffigurati in tensione nello spazio, creano dei movimenti simili ad una danza la cui archetipica armonia sembra infatti vibrare all’unisono con quella della vita. Ancora oltre c’è solo l’Infinito e Manzari in quest’opera, come pure in diverse altre, sembra averne carpito per un attimo la luminosa essenza. Professoressa Lea Di Salvo

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